Wall Street Journal annuncia Età dell’oro per l’usato
The Wall Street Journal, una delle voci internazionalmente più autorevoli su economia e finanza, lo ha detto senza mezzi termini, in un articolo firmato lo scorso maggio da Rachel Wolfe: per i negozi della seconda mano l’età dell’oro è iniziata.
Riferendosi al mercato statunitense, la giornalista specializzata in economia e retail ha rimarcato che “l'economia dell'usato è in costante crescita da anni e ha registrato un'impennata durante la pandemia, grazie ai consumatori stanchi dell'inflazione alla ricerca di occasioni e ai giovani americani che apprezzano, anziché stigmatizzare, gli oggetti scoperti nei negozi della seconda mano”.
I dazi di Trump e la seconda mano
A contribuire alla crescita del mercato americano della seconda mano è anche la politica dei dazi imposta dall’amministrazione Trump. “Le preoccupazioni per gli aumenti di prezzo indotti dai dazi su abbigliamento, articoli per la casa, articoli per bambini e altro ancora sono destinate ad ampliare ulteriormente la fascia demografica del tipico risparmiatore”, prevede Rachel Wolfe. Beni di seconda mano e prodotti low cost di importazione competono sulle stesse fasce di prezzo. A parità di prezzo, il punto di forza della seconda mano è la migliore qualità, mentre i prodotti low cost hanno l’appeal del nuovo. Spostando verso l’alto i prezzi del nuovo low cost la seconda mano guadagna spazio di mercato, e secondo gli addetti del settore gli effetti dei dazi già sono visibili.
I numeri della crescita
Da quando è iniziata la politica dei dazi, le vendite dei negozi americani della seconda mano sono cresciute in modo impressionante. Thrift Vintage Fashion, distributore di abbigliamento usato che rifornisce retailer in tutti gli Stati Uniti, a marzo 2025 ha registrato un +31% di vendite rispetto allo stesso mese del 2024; ad aprile è stato registrato un +23%. Nel primo trimestre del 2025 la piattaforma ThredUp ha riportato un +95% di iscrizioni al proprio sito rispetto al primo trimestre dell’anno precedente.
Anche la catena di negozi di seconda mano Buffalo Exchange riporta un picco di vendite. Secondo i dati riportati dallo store di Philadelphia, ad aprile 2025 l’incremento è stato del +44% comparato con aprile 2024. "Ora le persone non vengono più per comprare una collana da indossare con qualcosa che hanno comprato da Zara", ha dichiarato al Wall Street Journal un esponente della catena. "Ora saltano Zara e acquistano tutto quanto da noi".
E in Europa?
In Europa lo scenario è differente? Secondo Pietro Luppi, Direttore dell’Osservatorio sul Riutilizzo, in quanto a prospettiva di mercato le differenze esistono ma non sono sostanziali. “L’Europa non intende applicare dazi alle importazioni in forma diretta ed esplicita, come stanno facendo gli Stati Uniti, ma sta comunque cominciando ad elevare importanti barriere indirette alle importazioni di prodotti low cost provenienti dai paesi asiatici”.
“Tra i provvedimenti adottati, avranno particolare impatto il regolamento europeo sull’Ecodesign, che intende frenare l’invasione di fast-fashion asiatico imponendo progettazioni ecocompatibili anche ai prodotti di importazione, e le iniziative normative sulla Due Diligence, che obbligheranno presto le grandi imprese a dare conto degli standard sociali ed ambientali di tutti i prodotti che immettono sul mercato, dall’estrazione di materie prime fino alla manifattura, distribuzione”.
“L’intento è quello di proteggere l’industria europea, che in ogni ambito e settore soffre la concorrenza di prodotti che costano meno perché realizzati in paesi dove gli standard sono molto bassi. Queste riforme, che l’Europa sta introducendo con urgenza e determinazione, porteranno a un innalzamento dei prezzi dei prodotti di importazione che forse sarà paragonabile a quello americano, e gli effetti sull’economia della seconda mano potrebbero essere gli stessi”.