Trendcore e FOMO nella moda fast fashion
A Maria Antonietta piaceva lanciare regolarmente nuove mode che l’aristocrazia potesse seguire. Ma nonostante la stravaganza di qualche illustre esponente della società, in passato la moda cambiava in modo molto più slow, più lento. Quando non furono più i nobili a lanciare le mode, subentrarono gli stilisti. Aiutati dai giornali, dalla radio e dalla tv, i designer dell’ultimo secolo hanno creato nuovi trend per ogni stagione dell’anno. E ora? Con l’avvento del digitale? Ora sembra che la moda cambi ogni giorno: è merito delle tendenze che nascono dal basso, le varie “-core”, e della paura di rimanere esclusi.
Il termine “trendcore” si riferisce a un fenomeno sociale in cui le tendenze e i trend di moda vengono creati dalla base, ovvero dalle persone comuni, piuttosto che da designer di moda o da grandi brand.
Questo avviene grazie ai social media, in particolare a piattaforme come TikTok, Instagram e Pinterest, dove gli utenti condividono immagini e video di look, accessori e stili di vita. I trend core sono spesso caratterizzati dalla rapidità con cui si diffondono e dalla loro breve durata.
Un video dove un utente lancia un outfit diventa virale? Quella persona ha automaticamente lanciato una moda.
I giovani, in particolare, sono spesso influenzati dalle tendenze e cercano di seguirle a tutti i costi per sentirsi accettati, parte del gruppo. Come ottenere così rapidamente proprio quell’abbigliamento? In molti casi vengono scelti marchi di fast fashion che vendono capi economici ma che spesso sono prodotti in modo poco etico e poco sostenibile, senza controllo né sulle materie prime né sulla manodopera.
E qual è l’interruttore che aziona la detonazione? La cosiddetta FOMO (Fear of Missing Out), la paura di rimanere esclusi, di non avere ciò che tutti gli altri sembrano avere. È quello su cui fa leva il marketing quando si tratta di lanciare aziende del calibro di Shein.
Tuttavia, sempre più persone stanno diventando consapevoli dell'impatto sociale e ambientale della moda e stanno cercando di adottare una filosofia "Less is more". È infatti parecchio diffusa l’idea secondo la quale una vita migliore sia una vita in cui si accumulano sempre più cose. In realtà il vero progresso, la vera rivoluzione, non risiedono nell’avere più cose ma nell’adottare uno stile di vita minimalista. Ciò non è consigliabile soltanto dal punto di vista ambientale, ma anche sociale.
Seguire una filosofia di questo genere significa scegliere capi di qualità, prodotti in modo sostenibile e duraturi, anziché acquistare capi di bassa qualità che devono essere sostituiti nell’arco di pochi mesi. Tale approccio alla moda promuove anche una maggiore attenzione ai dettagli, alla ricerca di capi particolari e alla valorizzazione di ciò che ci circonda.
Un ritorno generale alla politica del "Less is more" potrebbe avere diversi risvolti sociali positivi:
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Riduzione dell'impatto ambientale: ridurre l’acquisto di capi di abbigliamento, e scegliere di acquistare capi di seconda mano, porta a una conseguente riduzione dell’impatto ambientale causato da un’eccessiva produzione di vestiti e da un consumismo altrettanto sfrenato;
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Maggiore attenzione alla sostenibilità e all'etica nella produzione di capi: le grandi case di moda sono attente alla qualità dei materiali che utilizzano, si stanno orientando sempre più verso la scelta di fibre sostenibili, e garantiscono delle condizioni di lavoro umane a chi fisicamente produce i capi;
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Riduzione dell'insicurezza: un approccio minimalista riduce l'insicurezza nei confronti dell'abbigliamento e della moda, acquistare pochi capi che piacciono veramente permette di creare un proprio stile e una propria identità capaci di sopravvivere alla micro moda del giorno;
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Maggiore creatività: la filosofia slow crea una cultura della cura e dell'attenzione ai dettagli, che potrebbe estendersi ad altri settori della vita quotidiana.
C’è chi continua a pensare che i trendcore siano moda ma, per fortuna, c’è anche chi si sta accorgendo che la vera moda è la sostenibilità. E se nei secoli passati seguire particolari trend ha portato a più di un sovvertimento dell’ordine sociale, ora la vera rivoluzione forse è scegliere di non seguirli.