Second Hand September contro il cambiamento climatico
Nell'era dell'iperconsumismo ma anche della crescente consapevolezza ambientale, i concetti di sostenibilità e di economia circolare hanno guadagnato una rilevanza senza precedenti. Con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale della moda veloce e promuovere un approccio più consapevole al consumo, è arrivata al suo quinto anno la campagna "Second Hand September" di Oxfam GB.
Cos’è Second Hand September?
Second Hand September è un’iniziativa lanciata per la prima volta nel 2019, in occasione del festival di Glastonbury in Inghilterra, da Oxfam GB. Oxfam GB è una ONG nata nel 1942 con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico e sociale dei Paesi del Sud del mondo. Dal 1943, quando ha organizzato una raccolta di 10.700 sterline per la Croce Rossa Greca, la strada fatta è stata tanta. Così come i risultati raggiunti. L’ente si preoccupa che tutti abbiano abbastanza da mangiare, dell’impatto dei conflitti mondiali e ovviamente anche del cambiamento climatico che sta colpendo l’intero pianeta, lasciando tracce ancora più evidenti nelle popolazioni più povere.
Tra le varie campagne lanciate nel tempo da Oxfam GB spicca Second Hand September, nella quale invita la popolazione a non comprare abiti nuovi per tutto il mese di settembre.
Questo significa che non è possibile fare acquisti per tutto il mese? No, significa che non devono essere acquistati capi d’abbigliamento nuovi. Per un mese, questa è la sfida, possono essere riutilizzati o riciclati gli abiti che già si possiedono, donati quelli che non si mettono più e per gli acquisti necessari l’attenzione deve essere orientata verso il second hand. I vestiti di seconda mano non richiedono infatti la creazione di nulla di nuovo né lo smaltimento di qualcosa di vecchio. Esistono già, devono solamente essere scelti e indossati.
I dati a sostegno di Second Hand September
Perché dovremmo acquistare second hand? Oxfam GB si è concentrata in particolar modo sul second hand come risposta al cambiamento climatico. Come ormai tutti sappiamo bene, l’industria della moda è una delle più inquinanti al pianeta, responsabile di emissioni dannose equivalenti a 17.000 giri attorno al mondo in aereo, il 10% delle emissioni globali di carbonio.
Secondo i dati forniti dall’ente stesso, pare che il guardaroba medio di un adulto sia composto da 118 capi (di cui 31 capi mai indossati) e che attualmente solo il 10% sia di seconda mano. Se tutti gli adulti del Regno Unito acquistassero metà del loro guardaroba di seconda mano, impedirebbero l’emissione di 12,5 miliardi di kg di anidride carbonica. Inoltre, se ogni adulto del Regno Unito donasse i vestiti che non ha utilizzato nell’ultimo anno, eviterebbe 4,9 miliardi di kg di carbonio immessi nell’atmosfera. Questi sono i dati a supporto della campagna Second Hand September 2023.
L’obiettivo è quindi sia quello di limitare lo sfruttamento delle risorse e il consumo idrico legati alla produzione e allo smaltimento dei capi, sia di invitare la popolazione (ormai a livello mondiale e non più solo del Regno Unito) ad agire per dare un nuovo volto all’industria della moda.
Qualche dato sui risultati di Second Hand September? Sempre secondo i report dell’ONG, nel 2022 i consumatori del Regno Unito hanno acquistato il 32% in più di vestiti di seconda mano rispetto al 2018, ossia prima che questa iniziativa vedesse la luce.
È importante non solo che ci sia un rifiuto ad acquistare il nuovo, ma che ci sia una vera e propria azione da parte dei consumatori. Un’azione che dice: noi vogliamo qualcosa di diverso, ci aspettiamo un cambiamento! Si tratta certamente di un cambiamento difficile perché deve superare l’attaccamento, il senso di identità e a volte di colpa che leghiamo ai nostri oggetti, ma se non siamo noi i primi a fare uno sforzo, non possiamo di certo aspettarci che lo facciano le multinazionali.
A richiedere un intervento decisivo sono le statistiche sui cambiamenti climatici. Dalle fonti raccolte da Oxfam GB emerge che i Paesi a basso reddito sono quelli che hanno contribuito in misura minore ai disastri (0,1%) ma che ne subiscono maggiormente le conseguenze. I dati sostengono che il 10% più ricco della popolazione è responsabile del 52% delle emissioni di carbonio. Infine, è emerso che oggi è necessario 8 volte più denaro per aiutare queste persone colpite dalle emergenze metereologiche rispetto a 20 anni fa. Il problema è più che mai attuale e necessita di una risposta rapida.
Un cambiamento tangibile
Finora abbiamo parlato di dati e ricerche, ma dietro tutto questo ci sono delle persone. Parliamo allora di persone con la storia di Zara pubblicata sul blog di Oxfam GB. Zara ha partecipato alla prima campagna di Second Hand September del 2019 evitando di comprare abito nuovi per 30 giorni. Il primo mese si è trasformato in due mesi, poi sempre di più fino a diventare anni.
Il problema di Zara era lo shopping online, infatti sostiene di essere sempre stata attratta dal second hand ma di essere anche molto attiva nello shopping online, spesso di rivenditori fast fashion. Proprio grazie all’iniziativa, Zara è venuta a conoscenza dell’impatto di queste sue abitudini sull’ambiente e sulle persone. Come ha dichiarato nel pezzo da lei redatto, è rimasta sconvolta nello scoprire che la produzione di un paio di jeans richiedeva una quantità di CO2 pari a quella prodotta da 58 miglia in macchina.
Zara pensava che il cambiamento di abitudini fosse solo temporaneo, che durasse il tempo della challenge. Quello stesso cambiamento è invece diventato contagioso. Zara si è stupita di quanto il second hand le permettesse di essere unica, di rendere intercambiabile il suo stile e si è innamorata delle storie dietro ai capi di seconda mano che ha acquistato. Questa buona abitudine ha ovviamente anche un risvolto economico, lei stessa ha dichiarato che un paio di scarpe da skateboard nuove le sarebbero costate 75 sterline, mentre nell’usato avrebbe potuto trovarle dalle 5 alle 40 sterline in base alle condizioni.
Come partecipare a Second Hand September?
Per rispettare i propri impegni, di qualunque natura siano, gli esperti consigliano sempre di condividere i propri obiettivi e i risultati con il pubblico, che si tratti di amici, conoscenti o con il mondo del web. Partecipare all’iniziativa significa non comprare vestiti nuovi per tutto il mese di settembre, scegliere l’usato per gli acquisti indispensabili, donare o rivendere ciò che non si usa più ma che è ancora in buone condizioni.
Per mantenere motivato il proprio pubblico, l’ente suggerisce di condividere gli outfit di seconda mano su Instagram con l’hashtag #SecondHandSeptember e taggando @OxfamGB.
Second Hand September è quindi un’iniziativa semplice, pensata affinché possano partecipare tutti, ma anche efficace. È un'opportunità per ciascuno di noi di riflettere sul proprio impatto ambientale e di evolvere come individuo e come specie.