Redazionale
Negli ultimi anni, la realtà aumentata (AR) si è diffusa sempre di più in diversi settori, dalla formazione alla medicina, dall'arte alla pubblicità. Tuttavia, uno dei settori in cui la realtà aumentata ha avuto un impatto più significativo è senza dubbio quello dell'e-commerce, in cui molte aziende stanno sperimentando questa tecnologia per offrire ai loro clienti un'esperienza di acquisto sempre più coinvolgente e interattiva. Secondo voci non confermate alcuni big della compravendita online di prodotti di seconda mano, starebbero preparandosi ad utilizzare la realtà aumentata per affrontare uno dei grandi talloni d’achille di questo tipo di business: l’alto tasso di restituzioni.
Le merci usate si caratterizzano per diversi livelli di usura e funzionalità, che non sempre sono perfettamente visibili a partire da una semplice fotografia. La realtà aumentata permetterebbe agli utenti di visualizzare in modo più realistico i prodotti che desiderano acquistare, come se fossero già presenti in casa o nell’ambiente di lavoro. Ad esempio, se si volesse acquistare un divano, la realtà aumentata consentirebbe di visualizzare il divano in questione all'interno della propria casa, per verificare se le dimensioni e lo stile sono adeguati all'ambiente circostante. Alcuni importanti brand del nuovo stanno già utilizzando app come try-on per far visualizzare agli utenti i loro prodotti con realtà aumentata. La realtà aumentata si attiva automaticamente e consente di visualizzare il prodotto in modo interattivo, grazie alla possibilità di spostarlo e ruotarlo per valutarne ogni dettaglio.
Uno studio condotto da Accenture, leader internazionale nella fornitura di servizi di AR, dichiara che l'utilizzo della realtà aumentata nel processo di acquisto online può aumentare la soddisfazione degli utenti fino al 94%, ridurre il tasso di restituzione dei prodotti fino al 40% e aumentare la probabilità di acquisto del 33%. I player del second-hand online che stanno studiando l’opzione AR puntano ad ottenere una riduzione significativa dei reclami e delle richieste di rimborso, migliorando così l'efficienza del processo di vendita, aumentando la soddisfazione degli utenti e riducendo gli sprechi. In sostanza, secondo questa tesi, gli utenti sarebbero meno propensi a restituire i prodotti a causa di discrepanze tra la descrizione fornita e il prodotto effettivamente ricevuto.
Alessandro Giuliani, patron di Leotron, ha commentato questi scenari: “Questo tipo di tecnologia è molto utile per diminuire, nel consumatore, il gap tra il reale e il percepito. Ma un oggetto usato è spesso un oggetto unico e la sua scelta deriva da una valutazione non solo visiva ma anche olfattiva e tattile. Una poltrona o un abito vengono spesso scelti in base alla sensazione tattile o al profumo che emanano, cosa che l’AR non può offrire. Ritengo che la tecnologia AR possa rappresentare una svolta per il settore, soprattutto in termini di proposta, ma lo store rimarrà centrale nel rapporto con il consumatore per un prodotto di seconda mano. Va infine considerato oltre all’impegno necessario alla creazione del contenuto in AR, la necessità di utilizzare, per il consumatore, un'infrastruttura tecnologica adeguata: una connessione internet veloce e un dispositivo compatibile con la tecnologia AR. Ciò può limitare l'accesso alla tecnologia e di conseguenza l'adozione da parte degli utenti”.
Il divario digitale (“gap tecnologico”) è ancora molto alto. In Italia, secondo i dati ISTAT del 2020, il 20% delle famiglie non disponeva di nessun computer e quasi il 35% non aveva una connessione a Internet a banda larga. Secondo uno studio del 2021 dell'Unione Europea, il 29% degli italiani non ha competenze digitali di base, il 38% non ha competenze digitali avanzate e solo il 14% è considerato un utente avanzato di Internet.