Riflessioni su Economia Sociale e Riutilizzo (3)
Valentina Rossi – Portavoce Rete Nice
Come ha fatto notare Alessandro Giuliani (https://www.leotron.com/economia-sociale-e-riutilizzo-spunti-di-riflessione), l’Economia Sociale tende a essere definita più per le intenzioni statutarie e per il modo di governance interno che per i risultati sociali effettivamente ottenuti. Questa impostazione, molto discutibile, è molto diffusa tra i Comuni e le Aziende di Igiene Urbana che intendono integrare i servizi ambientali con la dimensione solidale. Di fatti, molto spesso anche se meno frequentemente di qualche anno, la dimensione solidale di certi servizi viene ricercata non in base a specifici impegni legati al risultato sociale, ma sulla base delle ragioni sociali degli enti interessati. Si mette quindi più enfasi sul “chi” svolge il servizio ambientale, e meno sul “come” si svolge e sul “cosa” si ottiene. Rete Nice ha nella sua compagine Nicoletti Servizi, un’ordinaria impresa profit che da 40 anni svolge servizi di raccolta degli abiti usati e che storicamente destina oltre il 10% dei suoi ricavi a progetti sociali locali.
Nicoletti Servizi è spesso svantaggiata nella competizione con altri soggetti che, pur essendo formalmente non profit, non destinano proporzioni comparabili dei loro ricavi ai progetti sociali o all’impiego di soggetti svantaggiati. Nicoletti è penalizzata anche di fronte a enti profit che hanno trovato il modo di apparire sociali attraverso specifiche politiche di branding e discutibili modi di presentare i loro bilancio. In entrambi i casi, il problema risiede nella scarsa attenzione ai risultati sociali da parte dei Comuni e dalle aziende di igiene urbana. A nostro modo di vedere, la forma più giusta per superare questo problema sarebbe realizzare gare ad evidenza pubblica che, rispettando filosofia e disposizioni del codice degli appalti, esigano ai partecipanti di vincolarsi a impegni quantitativi di risultato, sia sul piano ambientale che, eventualmente, sul piano sociale. Non a caso ho menzionato anche la parte ambientale. E’ infatti vero che il servizio di raccolta abiti usati è un concetto di igiene urbana, ma dato che si parla sempre di ambiente pensiamo sia arrivata l’ora di conoscere e rendicontare il vero risultato ambientale prodotto in seguito alle raccolte. L’unico modo per farlo è conoscere gli impianti di trattamento ai quali vengono destinate le raccolte, e sapere quanto riutilizzo o riciclo vengono realmente prodotti a valle del trattamento. Per conoscere il risultato sociale, andrebbero invece valutati progetti che siano dotati di indicatori di risultato chiari, misurabili e verificabili. La logica descritta, che non è frutto di grandi ragionamenti ma di puro senso comune, è alla radice del capitolo sulla solidarietà delle “Linee Guida sull’affidamento del servizio di gestione degli abiti usati – rifiuti tessili” pubblicate da Utilitalia nel 2021 (Utilitalia è l’associazione di categoria delle aziende di igiene urbana che, nella maggior parte dei casi, affidano il servizio di raccolta degli abiti usati). Le Linee Guida, in sostanza, tentano di ricondurre anche la dimensione solidale su un terreno di sana competizione, ovvero basata sull’oggettività dei risultati; quando non è così, il rischio è l’argomento solidale venga strumentalizzato per ridurre la rosa dei partecipanti e/o favorire soggetti specifici.
A conclusione di questo semplice ragionamento, vi propongo una (ri)-lettura delle indicazioni di Utilitalia sul tema:
Se si ritiene importante associare al servizio un contenuto solidale declinato nell’occupazione di lavoratori svantaggiati è consigliabile:
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attribuire un adeguato riconoscimento all’occupazione specifica, sul cantiere di servizio, di una quota di lavoratori svantaggiati almeno equivalente del 30% delle ore di lavoro ipotizzate nell’attività. Questa formula richiede lo sforzo minimo indicato ma non premia impieghi più intensivi di personale svantaggiato perché non si vuole in alcun modo limitare l’efficienza potenziale del servizio e la soglia indicata pare essere la più equilibrata;
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attribuire un adeguato riconoscimento all’utilizzo di programmi di lavoro protetti che favoriscano una tutela e un inserimento di qualità ai lavoratori impiegati per la quota di attività di cui al punto precedente (questa opzione consente di esporre e prevedere comportamenti e modelli organizzativi declinabili sotto il profilo della qualità - nei loro componenti di garanzia, di formazione, di inclusione - e come tali possono accedere a valutazioni di merito graduabili in ragione della bontà del singolo progetto). Qualora la gara riguardi il ciclo integrato, si suggerisce di valutare con attenzione l’opportunità di estendere tale previsione anche alle attività di trattamento, fase nella quale sono previste maggiori abilità e competenze.
Con riferimento alla previsione di un supporto economico a Progetti socio assistenziali o benefici indicati nel Bando di Gara dalla stazione appaltante o proposti (e opportunamente illustrati e motivati) dal concorrente, si ritiene importante che:
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le stazioni appaltanti vigilino sull'effettivo rispetto degli impegni presi, obbligando l’appaltatore assegnatario a dimostrare l’avvenuta realizzazione o l’avvenuto sostegno/finanziamento dei progetti dichiarati in sede di gara (facendo attenzione a che la rendicontazione riguardi esclusivamente le attività realisticamente finanziabili ed effettivamente realizzate con i margini economici relativi al servizio oggetto di gara);
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il progetto di solidarietà proposto dal/assegnato all’operatore affidatario del servizio sia incluso nella campagna informativa, da ideare e realizzare in stretta armonia con le indicazioni dell’Ente Appaltante, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini sui temi della raccolta differenziata della frazione tessile e dei vantaggi non solo ambientali ma anche sociali ad essa associati.
Nell’ipotesi in cui la presentazione del Progetto di solidarietà si configuri come elemento premiante dell’offerta, è opportuno che:
esso abbia ad oggetto proposte/progetti tecnici concreti e attuabili o anche già attivi (ad esempio mense e ricoveri per indigenti) completi di strumenti di reportistica che restituiscano annualmente alla stazione appaltante l’andamento delle attività sostenute;la descrizione dei progetti venga valutata in funzione:
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o dei relativi obiettivi in termini sociali (target utenze sensibili, ecc.);
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o del livello di cantierabilità degli stessi (per esempio allegando eventuali accordi formali con associazioni che permettano di desumere la tempistica di realizzazione dell’intervento);
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o dell’accuratezza della loro descrizione e delle modalità di restituzione dei dati offerti.
Nell’assegnazione del punteggio a progetti solidali la stazione appaltante può inoltre valutare il valore economico, l’utilità sociale e i risultati ottenuti da progetti analoghi già realizzati dal proponente, sulla base di indicatori oggettivi utili a stabilire la qualità dei progetti sociali.
In questo senso il contributo economico ai progetti è, forse, il parametro più oggettivo. In caso di utilizzo di questo criterio il Bando dovrà esprimere l’unità di misura dell’offerta, in modo che le proposte risultino comparabili.