Strategie di economia circolare: a favore del riutilizzo?
Pietro Luppi, Direttore Centro di Ricerca Occhio del Riciclone
2020 e 2021 saranno anni memorabili per chi si occupa di riutilizzo. Con il dlgs 116 del 3 settembre 2020 l'Italia ha ratificato il Pacchetto europeo sull'Economia Circolare e ora si prepara a produrre decreti attuativi che dovranno tener conto del Piano d'Azione europeo sull'Economia Circolare (approvato a febbraio 2021) e delle strategie comunitarie che ne conseguiranno. Le politiche messe in campo saranno parte integrante del "Green Deal" e pertanto godranno di ingenti fondi per essere applicate. Per il Settore del Riutilizzo, cuore dell'Economia Circolare, si prevedono grandi novità. Ma per ora è difficile pronosticare se saranno positive o negative: il diavolo infatti, come sempre, sta nei dettagli.
Verso il raddoppio dell'offerta
In attesa dei decreti attuativi possiamo già prendere atto di alcune innovazioni importanti. Innanzitutto la Preparazione per il Riutilizzo viene esplicitamente inclusa, come opzione prioritaria, nella definizione di Recupero. Ciò darà un fortissimo impulso alla nascita di impianti di preparazione per il riutilizzo che trattano beni intercettati nei centri di raccolta comunali o con il ritiro domiciliare di rifiuti ingombranti. La Preparazione per il Riutilizzo dovrà essere prioritaria rispetto ad altre opzioni come il Riciclo.
Sta quindi per crollare la grande diga che fino ad oggi ha impedito ai beni usati conferiti tra i rifiuti di straripare sul mercato. Secondo Occhio del Riciclone sarà un'inondazione pari ad almeno 600.000 tonnellate annue a fronte di un mercato nazionale che oggi ne gestisce circa 500.000. A garantire la sostenibilità economica delle filiere del recupero dovranno essere i produttori di beni nuovi in base a nuovi regimi di "responsabilità estesa del produttore". I produttori non si limiteranno a finanziare le filiere ma avranno anche la prerogativa di organizzarle e di controllarle.
La durevolezza aumenterà ulteriormente l'offerta
Il Piano d'Azione europeo dichiara apertamente guerra al fast fashion, all'obsolescenza programmata e a tutti i prodotti che non garantiscano adeguata durevolezza e riutilizzabilità. Introduce inoltre il "diritto alla riparazione" e all'upgrading imponendo ai produttori l'applicazione di politiche su pezzi di ricambio e aggiornamenti software che favoriscano l'allungamento della vita dei loro prodotti. Indicazioni che sono state criticate per la carenza di obiettivi vincolanti ma che se avessero effetto aumenterebbero ancora più notevolmente la disponibilità di beni usati sul mercato.
Sostegno al mercato del riutilizzo o solo ad alcuni player?
Il Piano d'Azione indica la necessità di incentivare e sostenere il mercato del riutilizzo. Ma ciò, per ora, può voler dire tutto o nulla. Le politiche concrete che dovranno scaturire da questa vaga indicazione, in Italia come in Europa, saranno in buona parte frutto del peso e della capacità di argomentazione delle associazioni di categoria sia degli industriali che degli operatori dell'usato. Ma gli interessi sono diversi e a volte divergenti.
I produttori, più interessati al riciclo che al riutilizzo, potrebbero imporre procedure che inibiscano la reimmessa in circolazione dei beni usati. Oppure, spaventati dall'idea di perdere fette di mercato, potrebbero decidere di accaparrare i beni usati mediante le reverse logistic e di rivenderli facendo concorrenza diretta agli operatori dell'usato. Il settore dell?usato potrebbe essere anche danneggiato dal "fuoco amico".
Mentre in Italia è in auge Rete ONU, associazione di categoria che rappresenta la pluralità dei punti di vista degli operatori del riutilizzo ed è quindi fisiologicamente allergica al concetto di privilegio, in Europa ad avere maggior forza è l'associazione RREUSE: una cordata di imprese sociali che negozia ai massimi livelli per escludere dai benefici e dagli appalti tutti gli operatori che non abbiano le loro stesse caratteristiche. Come reazione un gruppo plurale di operatori dell'usato europei ha lanciato RECOPOP: un'associazione di categoria che è ancora in fase incipiente ma che rafforzandosi potrebbe cambiare gli equilibri.