Propositi di inizio anno, il riuso dov’è?
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Propositi di inizio anno, il riuso dov’è?

Giovedì 04 Gennaio 2024

Redazionale

L’inizio dell’anno coincide da sempre con la formulazione di desideri, propositi e progetti, e queste intenzioni riguardano sempre di più la sostenibilità degli stili di vita. Una quota crescente della popolazione vive l’ecologismo come una priorità e non è difficile capire il perché: il dissesto climatico è ormai sotto gli occhi di tutti, fa parte della nostra esperienza quotidiana (basti pensare all’impennata anomala delle temperature di questi primi giorni dell’anno!)

propositi-2024

Il Riutilizzo è la scelta sostenibile per eccellenza: non lo dice solo la Scienza, che calcola l’impatto ambientale delle filiere produttive e di consumo mediante il Life Cycle Assessment (LCA), ma anche la Legge, che da quindici anni a questa parte in Europa e in Italia pone il Riutilizzo in cima alla gerarchia dei rifiuti e come priorità delle politiche ambientali. Ma qual è l’effettivo livello di sensibilizzazione della popolazione rispetto all’opzione del Riutilizzo? E, soprattutto, qual è il livello di coscienza sul Riuso dei media e degli influencer che di questa sensibilizzazione si fanno carico? Per misurare il grado di sensibilizzazione della popolazione disponiamo di dati relativi all’atteggiamento di consumo, che è progressivamente più favorevole alla seconda mano in quanto opzione più ecologica; non sappiamo però con precisione quanto questo atteggiamento influisca realmente sugli acquisti (a dicembre abbiamo pubblicato un articolo su questo argomento, per leggerlo clicca qui).

Sul livello di coscienza dei media e degli influencer dati oggettivi invece non esistono, ma per farci un’idea della situazione possiamo partire proprio dai propositi di sostenibilità che essi suggeriscono per l’inizio del 2024.

Le principali associazioni ambientaliste, influencer ecologici per eccellenza, hanno prodotto nel nostro paese comunicati e messaggi che, pur non rientrando esplicitamente nella categoria “buoni propositi”, fanno un bilancio dell’anno trascorso e/o pongono auspici per l’anno che inizia. Legambiente facendo su facebook un bilancio delle proprie attività nel 2023 rivendica risultati nella pulizia delle spiagge, nella protezione delle tartarughe e delle api, nella riforestazione e nella diffusione dell’energia rinnovabile, ma nulla che riguardi il Riutilizzo. Nel suo XII congresso nazionale tenutosi a Dicembre l’Associazione ha tracciato la rotta per il 2024 e i prossimi anni includendo l’Economia Circolare tra i suoi “10 pilastri della sostenibilità”; ma nel descrivere come debba essere questa circolarità Legambiente pone la massima enfasi non sul Riutilizzo ma sul Riciclo (promovendo la realizzazione di “1000 nuovi impianti”). Zero Waste Italy, il movimento che storicamente combatte gli inceneritori, ha diffuso a fine anno un comunicato dove il focus principale è il grado di sviluppo della raccolta differenziata. Il Riutilizzo non viene menzionato.

Greenpeace sul suo sito istituzionale riporta di aver raggiunto nel 2023 importantissimi traguardi di advocacy per la protezione degli oceani, il ripristino degli ambienti naturali, l’informazione ambientale e la difesa dell’attivismo climatico. Circolarità e Riutilizzo non vengono menzionati né facendo il bilancio dell’anno trascorso né progettando per il prossimo futuro. WWF Italia, in linea con la sua missione storica, rivendica sul suo sito web vittorie cruciali nel campo della riproduzione della fauna, dei parchi naturali e della pulizia delle spiagge; tra le sue call for action c’è anche la campagna No Plastic in Nature, il cui scopo è “rinnovare il nostro rapporto con la plastica, per ridurne la dispersione in Natura, ridurre il consumo, promuovere il riuso e il riciclo”; non siamo però riusciti a trovare informazioni concrete sul modo in cui il riuso viene promosso. In conclusione, il Riutilizzo non sembra essere al centro delle preoccupazioni dei movimenti ambientalisti nostrani.

Un timido cenno arriva però dal mondo dei mass media. Nella sua prima uscita del 2024 D Donna, il diffusissimo inserto di Repubblica, invita le sue lettrici a sposare per l’anno che inizia “6 propositi ecologici”. La premessa è lodevole: “tra i  tanti propositi oltre a quelli estetici e di stile di vita, devi ricordarti del tuo Pianeta. La crisi climatica è un problema reale e gli scienziati concordano sul fatto che il 2024 è l’anno in cui iniziare a fare la differenza prima che sia troppo tardi. Che cosa puoi fare nel tuo piccolo?”.




Il primo dei sei propositi è “Inizia a Riciclare” ed è spiegato in tre righe:

Il riciclaggio è il modo più semplice e di maggior impatto per ridurre rapidamente e facilmente le emissioni di carbonio. Inoltre, potresti riuscire a guadagnare un po’ di soldi riciclando determinati oggetti.

Riferendosi ai possibili guadagni derivanti dal “riciclaggio” di “determinati oggetti” l’autrice dell’articolo si riferisce in tutta evidenza al Riutilizzo presso i negozi dell’usato conto terzi. La confusione terminologica tra Riciclo/Riciclaggio e Riutilizzo è lampante, e dà la misura di quanto gli influencer italiani, per quanto desiderosi di affrontare il tema della circolarità, su questo tema siano ancora poco preparati. Dal mondo degli youtuber e dei blogger non arriva maggiore conforto: la stragrande maggioranza dei video in lingua italiana che parlano di Riutilizzo lo fanno raccontando soluzioni creative per reimpiegare bottoni o vecchi ombrelli o facendo appello a pratiche naif come il prestito e il baratto di vestiti, ma senza fare cenno alcuno all’economia della seconda mano (fanno eccezione ovviamente i contributi di Leotron, Rete ONU, Osservatorio del Riutilizzo e degli altri protagonisti del settore, oltre ad alcune singole eccellenze come Barbara Pirelli, Alice Pomiato, Eleonora Truzzi e pochi altri).

Andando a occhieggiare i siti web esteri in lingua inglese e francese il tenore è abbastanza diverso. Ad esempio WWF Svizzera invita i cittadini ad adottare per il 2024 10 buoni propositi in favore dell’ambiente. Il quinto proposito è il rispetto della seguente “piramide del consumo”:

Anche il quotidiano online internazionale The Conversation, uno dei più letti al mondo, invita i lettori a rendere il proprio stile di vita del 2024 più green acquistando prodotti di seconda mano, perché questi ultimi “sono più convenienti e hanno conseguenze positive sul piano sociale e ambientale”.

Sulla stessa onda gli statunitensi di Your Sustainable Guide, che propongono come tredicesimo proposito di sostenibilità per il 2024 l’acquisto di oggetti presso i negozi vintage e second-hand.

E per quanto riguarda l’estero la lista potrebbe continuare molto a lungo...evidenziando ancora una volta il dilemma di sempre: come mai proprio in Italia, che è uno dei paesi del mondo dove l’economia della seconda mano è più forte, si fa tanta fatica a riconoscerne il valore ambientale?




Il patron di Leotron Alessandro Giuliani è ottimista: “il nostro grande proposito per il 2024 è il seguente: far sì che le nostre istituzioni pubbliche, nazionali e locali, così come alle associazioni ambientaliste e ai grandi giornali, riconoscano l’importanza del settore della seconda mano. Considerando le difficoltà degli anni passati potrebbe sembrare una sfida utopica, ma non lo è affatto: le politiche ambientali riconoscono già il Riutilizzo come prioritario, e a breve dovranno cominciare a produrre risultati che sono possibili solo coinvolgendo il nostro settore”.

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