La bolla dell'usato online sta per scoppiare
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La bolla dell'usato online sta per scoppiare

Martedì 12 Settembre 2023

Alessandro Giuliani

La bolla dell’usato online sta per scoppiare. Avevamo già lanciato l’allarme nel 2021, segnalando che nonostante un miliardo di finanziamenti derivanti da fondi internazionali, le principali piattaforme dell’usato online italiane producevano milioni di perdite ogni anno. Queste società, ad ogni finanziamento che ricevono, potenziano la loro struttura, aumentano gli investimenti e riescono a far incrementare la loro notorietà e i click nelle loro piattaforme: ma ciò non si riflette necessariamente né in maggiori guadagni né, tantomeno, in maggiori margini sulle transazioni tra gli utenti.

usato-online

Nell’usato online ci sono grossi problemi rispetto ai resi: la merce non è omogenea come quella nuova, ci sono diversi gradi di usura e gli oggetti sono unici e spesso "fuori serie". Questa particolarità, unica di questo settore, rende spesso necessario "toccare con mano" un articolo prima di acquistarlo: una foto potrebbe essere insufficiente per fare una valutazione corretta e di conseguenza un acquisto senza sorprese.




Cina e Giappone, che storicamente sull'e-commerce dell’usato sono più avanti di noi, hanno già cominciato a cambiare rotta. A Pechino si moltiplicano i magazzini di ampissime dimensioni aperti dalle stesse imprese che gestiscono le piattaforme dell’usato online, e hanno un successo crescente anche i mercati di piazza. Il boom dell’usato offline è così considerevole che l’Università di Tsinghua ha previsto addirittura un raddoppio del volume d’affari della seconda mano entro il 2025. In Giappone invece, da tre anni a questa parte, stanno crescendo a ritmi impressionanti le catene dell’usato franchising.

Il futuro del mercato dell’usato, a quanto sembra, non si trova nelle piattaforme virtuali ma nel multimodale, ossia nel mix sinergico tra negozi fisici e vetrine online, una sorta di local e-commerce: la ricerca e la prenotazione vengono effettuate online, l'acquisto viene effettuato in negozio, utilizzando quindi anche olfatto e tatto per la valutazione.

In Europa, e soprattutto in Francia e Italia, questa formula sta già avendo molto successo.




Facebook ha però recentemente cambiato la sua politica ed è sempre più frequente che una big corporation che veda esposto in una vetrina dell’usato un prodotto con il suo brand faccia bloccare l’intero account con una semplice segnalazione. Questo tipo di situazione per le economie della seconda mano è disastrosa, e oltretutto si scontra apertamente con gli indirizzi europei che chiedono di favorire e promuovere il riutilizzo (sia offline che online). Urge che gli operatori della seconda mano trovino accordi con i grandi brand. A quando il primo incontro di un tavolo nazionale di concertazione presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica?

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