Quanto è sostenibile la vita degli Italiani?
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Quanto è sostenibile la vita degli Italiani?

Mercoledì 27 Dicembre 2023
Eleonora Truzzi

Parole come riscaldamento globale e crisi climatica sono all’ordine del giorno, gli italiani le sentono pronunciare in televisione e le leggono sui giornali. Anche senza essere esperti di sostenibilità, è impossibile non notare una reazione da parte della popolazione a questa situazione. Lo vediamo nella nascita di brand sempre più incentrati su materie prime sostenibili, sull’impegno al riuso delle case di moda, lo sentiamo persino nei discorsi degli influencer che si stanno progressivamente spostando dalla fast fashion al second hand, dal fast food all’alimentazione vegetale.

Qualcosa si sta muovendo, è innegabile. Ma nelle case, sui posti di lavoro, quanto è sostenibile la vita degli italiani?

Quali sono le scelte per quanto riguarda l’abbigliamento, il cibo, i mezzi di trasporto, l’energia? E qual è l’andamento negli ultimi anni? Ecco come si chiude il 2023 e cosa dobbiamo aspettarci dal 2024.

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Sullo stile di vita sostenibile

Il 9° Osservatorio Nazionale sullo stile di vita Sostenibile promosso da LifeGate e realizzato con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di Connect4Climate, della Regione Lombardia, del Comune di Milano, di Assolombarda e di Confcommercio, fornisce uno spaccato decisamente interessante sullo stile di vita sostenibile degli italiani. Fermo restando che il concetto di stile di vita sia tanto occidentale quanto nebuloso, possiamo ricomprendere diverse aree della vita quotidiana all’interno delle quali gli italiani hanno mostrato sempre più interesse verso la sostenibilità.

Benché il campione di ricerca utilizzato sia limitato a 1.100 individui maggiorenni, sia uomini che donne, con grado di istruzione medio-alto e occupati, distribuiti tra le città di Roma e di Milano, i risultati rappresentano senza ombra di dubbio un incoraggiamento e una speranza verso un futuro più sostenibile in Italia. Pare infatti che il 79% della popolazione (39,5 milioni di italiani) si senta coinvolto da tematiche sostenibili, con una crescita del 6% rispetto al 2022.

Come dicevamo, parole quali riscaldamento globale, energia rinnovabile e crisi climatica fanno già parte del nostro vocabolario. Un po’ meno conosciuti sono concetti come mobilità sostenibile, PNRR, transizione energetica, moda e design sostenibili, ma anche economia circolare e impronta ecologica. Il dato interessante in questo caso è il fatto che, tali termini, sono conosciuti in particolare dalla Generazione Z (18-24 anni). Se sette italiani su dieci si stanno interessando alla sostenibilità, una fetta consistente è rappresentata proprio dai giovani. Infatti, se fino al 2015 la conoscenza della sostenibilità era abbastanza bassa, ha ricevuto un’impennata nel corso del 2020 e continua a rimanere costante anche nel 2023.

Tra le pratiche sostenibili più avvertite troviamo, in ordine di importanza, la richiesta di investimento da parte del Paese in fonti di energia rinnovabile, in processi produttivi sostenibili e innovativi a livello aziendale, nella limitazione del consumo di plastica, nella transizione ecologica ad opera del Governo e l’interesse per la battaglia contro i cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda le pratiche sostenibili quotidiane dallo studio emerge che, rispetto a tre anni fa, gli italiani (soprattutto a Roma, in leggero vantaggio rispetto a Milano) hanno notato più pagamenti elettronici ma anche più povertà, un maggiore acquisto di prodotti Made in Italy, una riduzione della plastica, un’attenzione all’alimentazione sana, un minor utilizzo dell’auto in favore dei servizi di sharing (auto, motorini e biciclette) e acquisti verso aziende che offrono prodotti e/o servizi sostenibili.




Transizione energetica

Per quanto riguarda l’ambito dell’energia, dal rapporto di LifeGate è emerso che il 90% degli italiani, di cui 78% fanno parte della Gen Z, ritiene che sia importante investire nelle fonti di energia rinnovabile. Il 23% ha dichiarato di utilizzare costantemente energia rinnovabile, mentre il 52% (con una crescita registrata del +7%) è interessato alla transizione.

A questo proposito, è interessante il terzo Rapporto Edison – Censis 2023 su “Italiani e sostenibilità: tra sobrietà, transizione energetica e benessere”, che ha offerto una fotografia della situazione italiana aggiornata a novembre di quest’anno. Dai dati emersi, il 71% degli italiani ha ridotto il proprio consumo di luce e/o gas e il 70% dei consumatori è interessato all’installazione di impianti solari e per autoconsumo.

Il rapporto ha evidenziato quando sia importante per gli italiani diventare più “sobri” nei consumi, quindi raggiungere una maggiore efficienza energetica, a causa dell’inflazione dei prezzi sull’energia. Gli italiani si sono dovuti chiaramente adeguare per un rincaro dei prezzi, ma c’è di buono che il 71,2% degli intervistati ha dichiarato che “continuerebbe il nuovo stile di vita sostenibile anche se i prezzi tornassero a livelli più bassi”, nonostante la difficoltà di adattamento. Come dicevamo prima, l’impennata di interesse alla sostenibilità è stata registrata nel 2020, a causa della pandemia, ma si è poi mantenuta invariata nel post-Covid. Un consumo più “sobrio” dell’energia è quindi già diventato un’abitudine.

Oggi il 94,4% degli italiani spegne la luce quando esce da una stanza, il 93,8% utilizza lampadine a risparmio energetico, l’86,4% ottimizza l’uso di riscaldamento in inverno e condizionatore in estate. Un trend positivo si riscontra anche nella conservazione di risorse come l’acqua: il 47,7% usa più acqua fredda rispetto a prima per la doccia o ne ha ridotto la durata.

Uno dei problemi maggiori in questo settore è la scarsa informazione verso i cittadini circa la transizione dal mercato tutelato al mercato libero e si sa ancora poco di quali saranno le conseguenze nel campo dell’energia.

Mobilità sostenibile ancora zoppicante

Rimanendo ancora per un momento sul tema dell’energia e delle risorse, un ambito toccato dall’Osservatorio di LifeGate è proprio la mobilità e le smart cities. L’atteggiamento del 72% degli italiani, di cui 77% della Gen Z, è incentivare l’acquisto di autoveicoli elettrici. Il problema però è che solo il 9% della popolazione utilizza un’auto elettrica. Uno infatti dei limiti riscontrati è il costo di queste alternative e solo il 19% ha dichiarato che acquisterebbe un’auto elettrica o ibrida anche se costasse di più.

Nonostante la mobilità sostenibile debba ancora entrare nelle case della maggior parte della popolazione, sono certamente in crescita i mezzi pubblici ecologici nelle grandi città. Questi ultimi rappresentano un’alternativa da considerare per un minor impatto ambientale a un costo accessibile ai più.

Alimentazione bio e spese

La tematica alimentazione, in Italia, si muove di pari passo con quella energetica. Secondo l’Osservatorio di LifeGate, l’84% degli italiani (di cui 75% della Gen Z) sostiene l’agricoltura biologica. Il consumo di cibo biologico è però limitato al 17% della popolazione, anche se un 25% ha dichiarato di aver ridotto il consumo della carne.

E qui sorge il problema. Solo il 30% di questo campione di italiani acquisterebbe prodotti da agricoltura biologica anche se costassero di più. Il gap è però proprio il costo. Un dato simile emerge anche dal sondaggio Ipsos realizzato in occasione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale. Dalla ricerca è emerso che il 46% degli italiani è orientato a cambiare le proprie abitudini alimentari e domestiche per rispettare maggiormente l’ambiente. Anche se solamente un 31% degli interessati è disposto a spendere di più per acquisti eco-friendly.

Come potrebbe essere diversamente? Dal “Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e domani”, realizzato in collaborazione con Nomisma, nielsenlQ e con i contributi di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK e Mediobanca Ufficio Studi, notiamo che la situazione italiana è quantomeno preoccupante.

A causa della crescita dell’inflazione, il 70% degli occupati in Italia avrebbe bisogno di almeno una mensilità in più per poter avere uno stile di vita dignitoso. Nonostante gli italiani siano disposti a lavorare più ore e più giorni per ottenere uno stipendio leggermente più elevato, vivono in una costante condizione di disagio. Il 10% non arriva infatti a fine mese, mentre il 20% deve fare grandi rinunce. Nella classe media, meno della metà può sostenere una spesa imprevista di 800 euro, solo un terzo potrebbe far fronte a una spesa di 2.000 euro.

Gli italiani si stanno quindi muovendo verso un consumo consapevole, ma lo fanno non senza ostacoli e difficoltà.

Dal cambiamento climatico all’economia circolare

L’85% degli italiani è preoccupato per la crisi climatica, secondo l’Osservatorio di LifeGate, e l’82% sa perfettamente cosa siano il riscaldamento globale, il 78% la crisi climatica, il 31% la carbon neutrality e il 39% l’impronta ecologica. L’86% è concorde sul fatto che la battaglia climatica vada sostenuta attraverso i propri comportamenti.

A questo punto sorge spontanea la domanda: verso quale direzione orientare i propri comportamenti?

Una strada è certamente quella dell’economia circolare. Anche se, secondo il rapporto, è conosciuta solamente da un 43% della popolazione. Pare un campione abbastanza limitante quello considerato nell’Osservatorio, poiché l’unico dato interessante che possiamo ottenere è la propensione alla raccolta differenziata di rifiuti speciali del 76% della popolazione. Non brillano in precisione e accuratezza nemmeno i dati proposti per il settore di moda e design, poiché da quanto emerge, solamente un 48% saprebbe cos’è la moda sostenibile e solo un 15% utilizza capi naturali.




Focus sul riuso e riciclo

La propensione verso l’usato è stata ampiamente pubblicizzata negli ultimi anni dall’Osservatorio Second Hand Economy di Subito.it e Doxa. Tuttavia, anche questo rapporto non mostra una panoramica fedele della situazione del riuso odierna. Come emerge dall’analisi sull’orientamento dei consumatori italiani, nonostante l’interessante metodologia utilizzata, il rapporto Doxa non è in grado di fornire una dimensione esatta del volume d’affari del settore dell’usato.

Una fotografia di più ampio respiro e più dettagliata può essere certamente fornita dal Rapporto Nazionale sul Riutilizzo proposto dall’Osservatorio del Riutilizzo di Occhio del Riciclone Italia Onlus, in partenariato con Labelab e Rete ONU, e dal libro sull’economia circolare “La rivincita dell’usato. Le nuove prospettive del primo pilastro dell’economia circolare” scritto da Pietro Luppi e Alessandro Giuliani.

Per avere un'idea di quanto stia crescendo il mercato dell’usato non dobbiamo infatti concentrarci solamente sull’online. Peraltro, nel rapporto di Subito.it e Doxa viene preso in considerazione anche il settore delle auto che rappresenta una branca a sé stante. Comprare usato ogni giorno è infatti molto diverso dal comprare una macchina usata una volta ogni dieci anni.

Per capire quindi di cosa stiamo parlando dobbiamo prendere in esame, come emerge dal Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, anche i negozi dell’usato in conto terzi che lavorano sul territorio e gli ambulanti generalisti. Nonostante tutte le difficoltà di una categoria di lavoratori che a livello normativo fa ancora fatica a ottenere una forma, dal 2015 al 2019 è stata registrata una crescita pari al 17%, con un fatturato di oltre 400 milioni di euro. Dagli anni ’90 ad oggi i negozi in conto terzi sono arrivati a 3.000 unità in tutta Italia. Per quanto riguarda gli ambulanti, nello stesso arco temporale non hanno vissuto una crescita ma nemmeno una diminuzione, mantenendosi stabili sui 950 milioni di euro all’anno prodotto da cinquantamila microimprese a conduzione familiare o individuale.

Chiaramente, anche l’online è cresciuto, non si può certo dire il contrario, con un fatturato di tutto rispetto di oltre 230 milioni di euro. Ha vissuto una crescita del 15%, ma non superando o surclassando l’offline, bensì affiancandolo. L’online non è quindi destinato a soppiantare l’offline, come si potrebbe pensare a un’occhiata superficiale, ma a diventare un mezzo di ulteriore espansione di un mercato unico.

Leggendo invece “La rivincita dell’usato” possiamo renderci conto di come centomila persone vivano quotidianamente grazie al commercio di oggetti usati e non solamente nel settore automobilistico, ma in qualsiasi settore merceologico. Così come possiamo scoprire che il riutilizzo produce dai due ai tre miliardi di fatturato all’anno. E stiamo parlando di un settore in continuo movimento anche per i grandi obiettivi che deve raggiungere sulla scia del pacchetto europeo di economia circolare che impone il recupero del 65% dei rifiuti urbani entro il 2035 e altre iniziative di zero waste e di riduzione delle emissioni di carbonio.

Ora torniamo alla domanda iniziale, quanto è sostenibile la vita degli italiani? La risposta è complessa, ma se oggi il 79% degli italiani è coinvolto in una sorta di green living, solo il 43% lo era nel 2015. Mantenendo un impegno regolare su questa strada, possiamo quindi guardare al domani con ottimismo.

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