Il riutilizzo nel nuovo Green Deal europeo
Redazione Leotron
Lo scorso 30 marzo la Commissione Europea ha presentato un nuovo pacchetto di proposte per un Nuovo Green Deal (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2013) grazie al quale, almeno nelle intenzioni dei legislatori europei, “i prodotti sostenibili diventeranno la norma, i modelli di business di economia circolare riceveranno impulso e i consumatori avranno più potere”. La visione di sviluppo industriale è la stessa annunciata dal Nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare adottato l’11 marzo, e si fonda sull’indissolubile integrazione tra innovazione digitale, sostenibilità ambientale e competitività globale.
Il riutilizzo e la riparazione dei prodotti potrebbero avere un grande impulso da questa visione di sviluppo che include, tra le altre cose, politiche che garantiscano che i prodotti piazzati sul mercato europeo siano disegnati per durare più a lungo e per essere più facili da riusare, riparare e riciclare. I prodotti dovranno inoltre incorporare, il più possibile, materie secondarie riciclate invece che materie prime nuove. L’usa e getta verrà limitato, l’obsolescenza prematura contrastata e la distruzione dei prodotti invenduti proibita. I consumatori avranno il diritto di avere informazione accessibile ed affidabile sul livello di riutilizzabilità e riparabilità dei prodotti e godranno del “diritto a riparare”. Il pacchetto include proposte specifiche focalizzate su settori che hanno un forte impatto ambientale e che si caratterizzano per un alto potenziale di circolarità: apparecchi elettronici e tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), batterie e veicoli, plastica, cibo, settore edile, imballaggi e tessile. Tra questi settori ad essere investiti maggiormente dalle politiche di riutilizzo e riparazione saranno probabilmente quello degli apparecchi elettronici e ICT e quello del tessile. Per quanto riguarda elettronica e ICT, il nuovo Green Deal annuncia una “circular electronics initiative” finalizzata ad allungare il tempo di vita dei prodotti e migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti. Per quanto riguarda il tessile, invece, la presentazione del nuovo Green Deal include una strategia europea che è il risultato di alcuni anni di consultazione con gli stakeholder (https://ec.europa.eu/environment/publications/textiles-strategy_en). Nel concreto, la strategia europea per il tessile si propone di rafforzare la competività del settore e far crescere il mercato europeo del riuso. Ma in che modo? Nel testo in cui comunica i contenuti della strategia, la Commissione Europea afferma che “rimodellare le abitudini d’acquisto dei consumatori sarà difficile a meno che le aziende non adottino nuovi schemi di business circolare, come ad esempio i modelli product-as-service, raccolte di abiti usati take back e servizi di riparazione. Nonostante questi nuovi modelli rappresentino ancora un mercato di nicchia, hanno mostrato di poter estendere il tempo di vita dei prodotti tessili e sono un’alternativa efficiente e fattibile alla fast fashion”.
La Commissione lancia anche un segnale di allarme: esistono flussi di rifiuti che vengono falsamente classificati come abiti riutilizzabili per essere esportati fuori dall’Unione e sfuggire in questo modo ai vincoli dello smaltimento rifiuti (per approfondire questo argomento consigliamo la lettura dell’articolo “La Terra dei Fuochi si è spostata nei paesi poveri”: https://www.leotron.com/abiti-usati-la-terra-dei-fuochi-migrata-nei-paesi-poveri). Per questa ragione, una delle azioni chiave prevista dalla Commissione è il rafforzamento della tracciabilità dei flussi, mediante l’adozione di criteri standard in tutta l’Unione per distinguere i rifiuti da smaltire dagli abiti riutilizzabili, l’intensificazione della cooperazione bilaterale con i paesi importatori al fine di incrementare i controlli sui container navali e l’introduzione di nuovi strumenti tecnologici che favoriscano la trasparenza delle filiere. Uno di questi sarà il Digital Product Passport, che conterrà informazioni sulle caratteristiche di circolarità del prodotto e che potrebbe essere introdotto unitamente all’obbligo di applicare etichette digitali ai vestiti. Tra le altre azioni chiave previste nella strategia segnaliamo:
-
l’adozione di regimi di responsabilità estesa del produttore che sposteranno su industrie, fabbriche e importatori dei vestiti gli oneri, le responsabilità e le leve di mercato relativi alle filiere della preparazione per il riutilizzo e del riciclo;
-
l’adozione di obiettivi quantitativi per la preparazione per il riutilizzo e il riciclo dei tessili;
-
standard obbligatori di sostenibilità ambientale in relazione alla produzione dei vestiti e dei prodotti tessili;
-
proibizione di distruggere gli abiti nuovi invenduti;
-
finanziamenti europei per l’incremento della raccolta differenziata del tessile;
-
il lancio della campagna #ReFashionNow, nel quadro dell’iniziativa New European Bahuaus (https://europa.eu/new-european-bauhaus/index_en), che punta a trainare, mediante la moda e la bellezza, il consumo europeo verso i valori della sostenibilità e dell’inclusività culturale e di genere.