Dupes, la moda che fa male all’ambiente
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Dupes, la moda che fa male all’ambiente

Martedì 31 Gennaio 2023
Eleonora Truzzi

I vestiti, le borse e le scarpe firmate di brand dalla fama internazionale fanno gola a molti. Tuttavia, articoli del genere hanno dei costi a volte troppo elevati e in pochi riescono a permetterseli. Come rendere accessibile tutto questo alle grandi masse? Creando i cosiddetti dupes, un’alternativa economica per i consumatori ma cara per l’ambiente.

dupes

Dupes è l’abbreviazione di “duplicati”, ossia oggetti creati a immagine e somiglianza di prodotti firmati. In poche parole, doppioni. È la moda che sta impazzando su Tik Tok e Instagram con l’hashtag #dupes che racchiude oltre 200.000 post. Questa è la nuova “moda” tra i ragazzi della Generazione Z, incentivata anche da colossi cinesi come Shein e AliExpress che stanno dominando le vendite online.

E non ci stiamo solo riferendo a cloni di una borsa di Louis Vuitton o di Gucci, ma anche di capi d’abbigliamento di brand come Zara o H&M. I dupes possono quindi essere di diverse tipologie. Da una parte esistono i falsi, delle vere e proprie imitazioni le cui vendite sono impossibili sia da rintracciare che da tracciare. Una seconda tipologia sono invece i dupes prodotti da brand di fast fashion come Shein. Tale azienda, che è stata più volte sotto la lente d’ingrandimento per lo sfruttamento della manodopera, è infatti in grado di produrre un capo di tendenza e immetterlo nel commercio online quando l’originale ancora è di moda.

Insomma, i dupes permettono a chiunque di ottenere un oggetto praticamente identico a uno di alta moda pagandolo molto meno rispetto al suo prezzo. Questa pratica ha però innumerevoli risvolti negativi. Prima di tutto incentiva i giovani al consumismo, istigandoli ad acquistare velocemente oggetti di cui non hanno realmente bisogno. Il secondo e grave risvolto negativo è quello ambientale.




I dupes sono dannosi per l’ambiente perché sono prodotti in serie. Ciò significa che vengono effettivamente creati come nuovi, comportando spreco di risorse e immissioni nell’atmosfera. Oltre a questo fattore c’è il problema della tipologia di materiali utilizzati. Mentre i brand di alta moda stanno facendo di tutto per ridurre il proprio impatto ambientale, trovando metodi di produzione innovativi e utilizzando materiali sostenibili, le aziende che producono dupes fanno esattamente l’opposto. Utilizzano materiali di bassa qualità, se non per dire cancerogeni, contribuendo all’inquinamento globale. D’altronde, cos’altro ci si potrebbe aspettare? Se lo stesso Shein ha dichiarato che la durata massima dei propri capi è di un anno, non si può di certo sperare nella stessa qualità assicurata dalle maison.

Esiste un modo sostenibile per raggiungere il medesimo obiettivo? Un risultato addirittura migliore rispetto all’acquisto dei dupes può essere ottenuto con l’acquisto di articoli di seconda mano.

In questo caso non avviene una produzione di oggetti nuovi, vengono quindi risparmiate materie prime ed eliminate le emissioni. In più si acquista un capo veramente di qualità e destinato a durare ben oltre l’anno. L’economia circolare non è solamente una questione economica, è una scelta etica. Permette da un lato di ridurre gli sprechi e dall’altro di rendere effettivamente la moda accessibile a tutti. Il second hand è quindi una scelta intelligente e informata sia per chi vende sia per chi acquista.




Un ruolo chiave nella diffusione dei dupes e di questo errato modello di acquisto viene giocato dagli influencer e dai content creator che pubblicizzano i prodotti sui social media in cambio di un compenso da parte dei brand di fast fashion. Molto spesso sono loro a lanciare gli hashtag che diventano virali.

Ma è tutto negativo ciò che si trova sul web? Per fortuna no. Ci sono anche dei green influencer che si impegnano quotidianamente per diffondere l’importanza di un modello sostenibile. E sono loro che i giovani dovrebbero seguire come modelli. La mossa vincente non è infatti un piccolo risparmio economico se dall’altra parte è il pianeta a pagarne le spese.

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