Crisi di Governo: la ricaduta sui mercatini dell'usato
I mercatini dell'usato in conto terzi sono una realtà parecchio diffusa in Italia e, nonostante questo mercato sia nato oltre 25 anni fa, non esiste ancora una normativa che li regolamenti in modo specifico.
Ad oggi c'è una zona normativa "grigia", che per il settore evidenzia grandi criticità, tra le quali:
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la mancanza di un codice ATECO specifico e conseguente classificazione come "procacciatori d'affari".
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Interpretazioni dell'attività diverse da parte di Comuni diversi, con conseguente ambiguità di regole di tipo urbanistico.
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Ta.Ri. non coerente per questo tipo di attività, che si colloca in ambito di prevenzione dei rifiuti e che viene spesso equiparata, dal punto di vista degli stessi, a un normale supermercato.
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IVA al 22%, già pagata al primo acquisto.
Negli anni, gli imprenditori del settore si sono mossi per una maggiore (e dovuta) tutela dell'attività e una maggiore chiarezza.
Nel 2011 è nata Rete ONU, associazione nazionale che rappresenta migliaia di operatori dell'usato italiani e che ne sostiene il mercato. Grazie all'attività costante dell'associazione sono nate alcune proposte di legge:
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1065 - Vignaroli
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978 - Braga
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1224 - Muroni
Tutte queste proposte di legge sono già state incardinate e anche Alessandro Giuliani CEO di Leotron e Vicepresidente di Rete ONU è stato audito in merito il 2 aprile 2019 alla Camera dei Deputati. Tali proposte sono in discussione unificata alle Commissioni Attività Produttive e Ambiente della Camera.
Di cosa si tratta?
Il Movimento 5 Stelle, con il Governo del Cambiamento, ha voluto dare un segnale importante per un settore la cui valenza è strategica dal punto di vista ambientale, iniziando il cammino legislativo e incardinando proposte di legge innovative, che finalmente potrebbero regolamentare e sostenere il settore dell'usato.
L'obiettivo è la diminuzione di oneri fiscali e tariffe per gli operatori e gli imprenditori che rimettono in circolazione beni di seconda mano, sostenendo decine di migliaia di micro imprese (la maggior parte a carattere familiare), che contribuiscono all'economia locale con risorse e posti di lavoro; di conseguenza, la riduzione dell'informalità in cui opera gran parte di questo settore. Basti pensare che un qualsiasi cittadino che decide di vendere un proprio oggetto tramite una piattaforma online è, allo stato attuale, estraneo a qualsiasi tipo di tassa o imposta. Se invece lo stesso oggetto viene venduto attraverso la rete formale di operatori dell'usato, lo Stato incassa tasse, imposte e contributi.
Le disposizioni di questa proposta di legge seguono le priorità di intervento europeo e nazionale nel campo dei rifiuti, che considerano il riutilizzo come priorità.
Cosa sta succedendo?
La proposta di legge è ferma in Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati, in quanto l'onorevole Barbara Saltamartini (Lega Nord), presidente della stessa, non ha ancora convocato la commissione per la discussione, nonostante i mesi trascorsi. Inoltre, la crisi di Governo di questi giorni ha rischiato di rimettere tutto in discussione.
La nostra personale opinione è che ci sia stata irresponsabilità nell'aver causato una situazione di questo tipo, in un momento così delicato dal punto di vista economico, come quello attuale. La mancata convocazione della Commissione Attività Produttive, che ha di fatto bloccato una proposta di legge giusta e sacrosanta, così come la crisi di questo Governo, possono minare il futuro di questo settore ed evidenziano l'irresponsabilità dei politici che stanno governando il nostro paese.
Quali sono i possibili scenari futuri?
I risultati delle consultazioni politiche di questi giorni aprono lo scenario di un asse Movimento 5 Stelle / PD che, con una legislatura stabile e duratura, potrebbe dar seguito alla proposta di legge e magari scongiurare l'aumento dell'IVA.
Il rischio di mandare in fumo tutto il lavoro fatto finora è stato grosso e non ancora scongiurato, perché dipende dalla stabilità che verrà garantita ora a livello politico. I rischi sono legati a un aumento dell'IVA, già ipotizzato dal 1° gennaio 2020. Questo per il settore sarebbe molto pericoloso: aumentando gli oneri per gli operatori dell'usato, diventerebbe ancora meno conveniente, per un privato, vendere un oggetto attraverso la rete formale di mercatini, rendendo quindi più appetibile la vendita attraverso i portali online, che non sono in alcun modo sottoposti a controlli o tassazioni. Le difficoltà ricadrebbero, ancora una volta, sui piccoli imprenditori, sulle micro imprese che tanto fanno per il territorio e che danno lavoro a migliaia di persone.
Cosa chiediamo ai nostri governanti?
Chiediamo con forza responsabilità e coerenza nel portare avanti gli impegni presi, garantendo una possibilità agli imprenditori dell'usato, che credono molto nella second hand economy e nella relativa attenzione e sostegno alla stessa, con i fatti e senza slogan.