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EPR tessile: Godot è arrivato

Venerdì 17 Ottobre 2025

Articolo apparso a ottobre su Oltreilgreen24, newsletter di approfondimento realizzata da Safe-Hub delle Economie Circolari in collaborazione con il Sole24ore. Si ringrazia Safe-Hub delle Economie Circolari per la gentile concessione.

Lunga attesa, incertezza per il futuro, messaggi contraddittori. Per i recuperatori tessili italiani gli ultimi anni non sono stati facili, e la loro attesa di un regime settoriale di responsabilità estesa del produttore ricorda per molti aspetti la più famosa opera del drammaturgo irlandese Samuel Beckett: Aspettando Godot. Nell’opera di Beckett i due protagonisti Didi e Gogo aspettano sotto un albero il fantomatico Godot. Sospesi in questo limbo, spersi in una campagna desolata, soffrono per il freddo e per la fame e discutono vivacemente delle loro questioni esistenziali. A volte litigano e a volte si abbracciano. Di tanto in tanto, arriva un messaggero che annuncia l’imminente arrivo di Godot, ma poi puntualmente arriva una smentita e il grande evento viene posticipato.

epr-tessile-godot 

Una situazione, quella degli ultimi anni, che farebbe saltare i nervi a qualsiasi imprenditore. L’attesa di un cambiamento radicale di cui non si conoscono i dettagli chiave rende infatti difficile, se non impossibile, fare investimenti e piani per il futuro. Il limbo, oltretutto, ha coinciso con una grave crisi del mercato del recupero, che avrebbe richiesto, da parte dei recuperatori, immediate reazioni strategiche. Ma come fare strategia con un così alto numero di incognite?

I produttori, dal canto loro, già da anni pronti ad applicare le loro visioni di sviluppo circolare, non hanno potuto spingere quanto avrebbero potuto a causa dell’assenza delle norme di riferimento. Dal febbraio del 2023, quando il Ministero dell’Ambiente ha annunciato la prima volta che l’EPR tessile italiano era imminente, molta acqua è passata sotto i ponti. A luglio 2023 la Commissione Europea ha avanzato una propria proposta quadro, e nell’ultimo anno, tra segnali contraddittori di ogni genere, non era chiaro se sarebbe arrivata prima la norma nazionale o quella europea.

Lo scorso 9 settembre Godot è finalmente arrivato, dimostrando che il processo legislativo europeo, pur se laborioso e a volte contorto, non è un Teatro dell’Assurdo. Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria, ha dato il via libera finale al testo di modifica della Direttiva quadro sui rifiuti, introducendo l’EPR tessile obbligatorio in tutti gli Stati Membri. Un’adozione avvenuta senza votazione poiché non sono stati presentati emendamenti rispetto alla versione già adottata in prima lettura. Dal luglio del 2023, quando la Commissione ha avanzato la sua proposta, Parlamento e Consiglio Europeo hanno adottato posizioni intermedie, hanno mediato, discusso e ridiscusso, votato e rivotato ed emendato il testo base, e tra un atto formale e l’altro hanno ascoltato gli stakeholder nei tavoli di concertazione.

In dirittura d’arrivo anche la norma nazionale, che dovrebbe entrare in vigore entro questo autunno. Le consultazioni degli stakeholder sono definitivamente concluse e il Decreto Ministeriale è al vaglio del Consiglio di Stato.




Le prescrizioni europee

A partire dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, gli Stati Membri avranno venti mesi per recepire le prescrizioni europee nelle loro norme nazionali, e altri dieci mesi per far entrare in vigore i regimi EPR. I margini decisionali degli Stati Membri sono abbastanza ampi, quindi le linee operative non sono ancora chiare, ma perlomeno il quadro di riferimento è stato posto nero su bianco e le scadenze sono certe.

Così come riassunto nel sito web istituzionale del Parlamento Europeo, “i produttori che immettono tessili sul mercato UE dovranno sostenere i costi di raccolta, cernita e riciclo, tramite nuovi regimi di responsabilità estesa del produttore”.

“Le norme si applicheranno a tutti i produttori, anche quelli che operano via l’e-commerce e indipendentemente dal luogo di stabilimento. Le microimprese avranno un anno supplementare per adeguarsi. Le nuove regole riguarderanno abbigliamento e accessori, cappelli, calzature, coperte, tende, biancheria da letto e da cucina. Su iniziativa del Parlamento, i paesi UE potranno estendere i regimi di responsabilità estesa del produttore anche per i materassi. Infine, gli Stati membri dovranno considerare le pratiche di ultra-fast fashion e fast fashion nel determinare i contributi finanziari per sostenere i nuovi compiti dei produttori”.

I Regimi dell’EPR tessile potranno essere di tipo puramente finanziario (i produttori coprono i costi di filiera) o di tipo finanziario ed organizzativo (i produttori, oltre alla responsabilità finanziaria, organizzano e coordinano le filiere del recupero).

Le richieste dell’ecosistema europeo

Il completamento del processo decisionale delle istituzioni europee coincide politicamente con la sostanziale unità d’intenti dei player coinvolti nell’ “Ecosistema Tessile Europeo”, che qualche ora dopo l’adozione della norma hanno diffuso un comunicato stampa congiunto. Tra i firmatari ci sono le associazioni di categoria europee dei produttori tessili Euratex, FESI, Eurocommerce ed EBCA, l’associazione europea dei recuperatori EURIC, e il think tank Policy Hub. Una gamma completa degli operatori di filiera, che spazia da chi progetta e fabbrica i prodotti a chi li distribuisce ai consumatori, fino alle imprese che recuperano il rifiuto.

L’adozione della revisione della Direttiva quadro, secondo i firmatari del comunicato, “segna un passo decisivo verso la creazione di un quadro armonizzato per la Responsabilità Estesa del Produttore per i prodotti tessili in tutta l'UE”, e “offre l'opportunità di rendere efficace la gestione dei rifiuti tessili attraverso norme EPR armonizzate in tutti gli Stati membri”.

Alle parole di soddisfazione, nel comunicato, seguono specifiche richieste. La preoccupazione principale è che gli Stati Membri creino norme nazionali troppo diverse, generando un quadro frammentato e incoerente, incompatibile con la scala europea di cui l’ecosistema tessile ha bisogno. “Le organizzazioni firmatarie chiedono alla Commissione europea di garantire che tali norme siano armonizzate in tutti gli Stati membri e applicate equamente a tutti gli operatori. Solo la leadership della Commissione può garantire parità di condizioni ed evitare la frammentazione del Mercato unico. Per evitare duplicazioni o confusione, il quadro normativo dovrebbe includere un elenco armonizzato dei prodotti, una struttura coerente per il calcolo delle tariffe EPR e dell'eco-modulazione e un modello di rendicontazione standardizzato. Queste misure invieranno un segnale chiaro agli operatori economici e consentiranno un impatto su larga scala".

Il tempo però è finito, e dai ragionamenti bisogna passare ai fatti. I firmatari dell’appello esortano la Commissione ad “avviare l'armonizzazione già nel 2025”. Di fatti, “la catena di valore del riciclo tessile non può permettersi un vuoto legislativo che duri molti anni”.

L'ecosistema tessile europeo sottolinea che “i criteri di eco-modulazione devono essere basati sulla scienza e allineati ai requisiti del Regolamento Ecodesign (ESPR) una volta che questi saranno pienamente attuati. Per evitare ritardi nella promozione della circolarità, i player sostengono “l'introduzione di criteri provvisori pragmatici basati sulla norma europea, che possano essere perfezionati man mano che gli standard di progettazione ecocompatibile vengono adottati”. Di fatti, “solo un processo decisionale basato su evidenze concrete può fornire misure che supportino la sostenibilità preservando al contempo la competitività”.




L’iniziativa dei produttori Made in Italy

Il made in Italy, che rappresenta circa un 40% della produzione tessile-abbigliamento europea, esprime una leadership naturale sui percorsi di armonizzazione comunitari.

“Il made in Italy ha incorporato da tempo l’Economia Circolare nella propria visione strategica. Già nel 2022, senza attendere la formalizzazione dei regimi di responsabilità estesa del produttore, ci siamo attivati per mettere in rete le imprese del settore attorno ad azioni concrete di circolarità, dall’ecodesign fino alla raccolta e al recupero di rifiuti tessili”, spiega Mauro Chezzi, referente di Confindustria Moda nel consorzio di produttori Retex.green.

“Insieme ad Euratex, che è l’associazione di categoria europea dei produttori tessili, e a Refashion, che è il consorzio francese per l’EPR tessile, nel corso del 2024 abbiamo dato vita al Textile PRO Forum: una rete di organizzazioni per la responsabilità del produttore che sono attive nei regimi EPR attuali o futuri degli Stati Membri dell’Unione Europea”.

Qual è lo scopo di questo forum? “Si tratta di un’iniziativa volontaria per armonizzare e condividere le migliori pratiche per un'implementazione efficace ed efficiente dell'EPR tessile in tutta Europa”, riferisce Chezzi. “In pratica si cercherà di individuare ambiti in cui costruire un’armonizzazione dal basso dei vari regimi EPR nazionali in UE. Infatti, la molteplicità di testi normativi nazionali potrebbe rendere molto complesso l’adempimento degli obblighi nei vari Paesi da parte della stessa azienda. È importante riuscire ad uniformare almeno gli aspetti procedurali ed organizzativi, per ridurre gli oneri che ricadranno sui consorzi/PRO e sulle aziende del settore”.

Sul piano operativo i produttori del made in Italy sono già pronti. Giuliano Maddalena è il Direttore di SAFE-Hub delle Economie Circolari, l’ente che è stato incaricato da Retex.green di organizzare, coordinare e monitorare le filiere di recupero del rifiuto tessile. “La capacità operativa c’è già”, riferisce il manager, “e per portarla alla massima potenza aspettiamo solo l’introduzione formale del regime EPR”.

“La nostra rete di operatori della raccolta ed impianti di trattamento copre già tutto il paese, e si estende anche ad altri paesi europei. Grazie al protocollo Ecoguard Textile® applichiamo minuziosi e sistematici controlli su ogni singolo ritiro e trasporto di rifiuto, compiuti sommando l’accuratezza del lavoro umano alla potenza dei sistemi informativi di tracciabilità; il tracciamento e la certificazione di ogni fase di filiera sono garantiti dal ritiro iniziale fino al trattamento finale. Lavoriamo attivamente anche alla chiusura del ciclo, favorendo la restituzione della materia secondaria ai produttori che aderiscono al consorzio; perché ciò accada accompagniamo le aziende del recupero e quelle produttrici a creare i giusti match, partecipando ai test tecnici, alle analisi di laboratorio e alla formulazione dei modelli di sostenibilità economica”.

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